Di seguito riportiamo la
trascrizione tradotta del video in cui l’antropologa americana Barbara J.
King presenta il contenuto del suo libro How Animals Grieve, pubblicato nel 2013 per la
University of Chicago Press.
“Ho voluto scrivere un libro sul lutto
negli animali perché, in un certo senso, loro stessi mi stavano dicendo di
farlo. Affermo che un animale è in lutto quando è fisicamente provato dalla
perdita di un partner; quando lo è anche emotivamente.
Perciò ricerco specifici comportamenti: il rifiuto di cibarsi, assumere atteggiamenti molto diversi da quelli che l’animale ha solitamente, osservo un certo tipo di linguaggio del corpo, le espressioni di sofferenza.
Perciò ricerco specifici comportamenti: il rifiuto di cibarsi, assumere atteggiamenti molto diversi da quelli che l’animale ha solitamente, osservo un certo tipo di linguaggio del corpo, le espressioni di sofferenza.
Quando vediamo dei delfini
madre che trasportano il proprio cucciolo sulla schiena oppure lo spingono
nell’acqua, in alcuni casi addirittura per 5 giorni, senza mangiare o quasi,
con movimenti significativi del corpo che testimoniano stress, ecco quello lo
chiamerei lutto.
Due anatre
Penso che il grado e la
profondità dell’esperienza del lutto possa essere collegato
all’intelligenza, ma l’esistenza in sé del lutto non; ad esempio, due
anatre sono state salvate da una fabbrica di fois grais - dove erano
cibate a forza per ottenere il famoso prodotto alimentare - ed erano molto provate
fisicamente ed emotivamente quando furono portate ad un rifugio per animali.
Avevano problemi fisici, erano molto spaventate dagli esseri umani –
fatto comprensibile – e si affezionarono molto l’una all’altra; i loro nomi
erano Harper e Cole. Stettero insieme quattro anni, vissero nel
rifugio, poi sfortunatamente Cole si ammalò così tanto che dovettero
ucciderla; Harper era presente all’evento e dopo, quando la sua
amica era stesa a terra, morta, lui le si avvicinò, mise il suo collo sul corpo
dell’amica e stette lì, semplicemente. Per settimane, anzi di più,
quest’anatra, chiamata Harper, ebbe una risposta di dolore: non
legava con le altre anatre, tornò ad aver timore degli umani, rimaneva spesso
da solo e andava a visitare i luoghi in cui era stato con l’amica, per
esempio uno stagno in cui avevano passato molto tempo insieme. Tutte queste
emozioni mi parvero chiaramente classificabili come dolore, dispiacere, non
semplicemente stress, nemmeno un cambiamento generico d’umore, ma era
specificatamente legato alla perdita dell’amica. Ed io chiamo tutto ciò lutto,
così come lo direi per gli elefanti o le api.
Antropomorfismo?
C’è sempre il timore di
antropomorfismo, secondo il quale noi proietteremmo i nostri sentimenti
sugli altri animali, li vediamo come molto intelligenti e sensibili quando, nei
fatti, non lo sono. Io non credo che il lutto sia una proiezione antropomorfa: credo
che aprire gli occhi alla profondità degli animali, al loro pensiero e ai loro
sentimenti ci possa dire che ciò che vediamo è vero, anche se ciò non
significa che ogni volta che un animale approccia un corpo noi possiamo
interpretare le sue reazioni come un lutto.
Cosa stiamo facendo?
Il lutto degli animali tocca le
persone in modo molto profondo, poiché tutti abbiamo sperimentato il lutto
e tutti sappiamo quanto sia duro. Credo che questo ci forzi a pensare a
fondo a certe cose, per esempio al fatto che chiediamo agli scimpanzé di
essere soggetti di ricerca biomedica, o che usiamo gli animali
nell’industria del divertimento, mettendoli in zoo o su set
cinematografici, giungendo fino alla questione del mangiare animali.
Noi mangiamo gli animali senza pensarci troppo, senza pensare alla loro vita, a quanto ciò la comprometta, a quanto l’uccisione di un membro della famiglia sia una cosa dolorosa.
Noi mangiamo gli animali senza pensarci troppo, senza pensare alla loro vita, a quanto ciò la comprometta, a quanto l’uccisione di un membro della famiglia sia una cosa dolorosa.
Perciò spero che il mio libro
contenga un pensiero fra le righe capace di sollevare domande nella
mente delle persone, domande del tipo “cosa stiamo facendo?”, “stiamo
pensando con attenzione a come trattiamo gli altri animali?”. Questi ultimi,
infatti, non sono solo senzienti, ma sono esseri consapevoli
della propria vita, esseri a cui la propria vita interessa molto e ciò è
assolutamente un punto centrale per me.
Questo è un campo veramente nuovo
ed è molto eccitante: siamo all’inizio di ciò che potrei chiamare 'tanatologia
animale'.” (Traduzione di Marta
Frana)
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