L'IMPATTO DELL'ALLEVAMENTO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Riportiamo un documentato articolo sull’impatto ambientale dell’allevamento, pubblicato su Climate nexus, con il titolo Animal Agriculture’s Impact on Climate Change.
 
Sebbene la maggior parte del mondo sia focalizzata sulla transizione dai combustibili fossili come soluzione per combattere i cambiamenti climatici, vi è un altro colpevole, spesso non rilevato: l’allevamento degli animali e il suo impatto ambientale. L’allevamento è il secondo maggior fattore umano che contribuisce alle emissioni di gas serra dopo i combustibili fossili ed è la principale causa di deforestazione, di inquinamento dell’aria e dell’acqua e della perdita di biodiversità.

Risorse e Produzione

L’allevamento pone sotto notevole stress molte delle risorse finite del Pianeta, quali la terra, l’acqua e l’energia. Per mantenere i 70 miliardi di animali allevati annualmente per il consumo umano, 1/3 della superficie terrestre del Pianeta (quella libera dai ghiaccia), così come il 16% di acqua dolce è dedicata per crescere il bestiame. Inoltre, 1/3 della produzione globale di grano è usata per nutrirlo. Entro il 2050, il consumo di carne e prodotti caseari salirà rispettivamente del 76% e del 64%, cosa che aumenterà il carico di risorse utilizzate dal settore. I bovini sono di gran lunga la più grande fonte di emissioni derivanti dall’allevamento, come mostra uno studio recente: in una dieta media americana, il consumo di carne bovina crea annualmente 1984 libbre (899 Kg) di CO2. Sostituendo la carne bovina con dei vegetali si ridurrebbe la cifra del 96%, portando le emissioni di CO2 a soli 73 libbre (33 Kg).
Molte delle emissioni di gas serra derivano da:
 1) Metano rilasciato dalla fermentazione intestinale e parzialmente dal letame dell’animale;
Negli Stati Uniti, il metano derivato dal normale processo digestivo totalizzò 164,3 milioni di tonnellate di CO2 nel 2014.

2) Perdita di carbonio contenuto nelle foreste e nel terreno, derivato dall’uso e dalla degradazione della terra;
Le emissioni secondarie, causate dal bestiame (disboscamento intensivo per espansione agricola) ammontano a circa 0,65 miliardi di tonnellate di CO2 per anno.
3) Combustibili fossili bruciati per produrre fertilizzanti minerali per la produzione di foraggio;
Circa il 2% dell’energia mondiale è utilizzata per produrre 100 milioni di tonnellate di fertilizzanti azotati artificiali all’anno, da applicare all’agricoltura ad alta resa come il mais.




Conseguenze ed Impatti

“Affrontare il cambiamento climatico legato al bestiame”  (Tackling Climate Change Through Livestock), un report del 2013 molto citato, redatto dalla FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l’agricoltura, stima che circa il 14.5 % delle emissioni globali, equivalenti a 7.1 miliardi di CO2, può essere attribuito al settore dell’allevamento. Ciò è equivalente alle emissioni derivate da tutto il carburante bruciato dall’insieme di tutti i veicoli di trasporto del mondo, incluse automobili, camion, treni, navi ed aerei.

In modo specifico, l’allevamento:

1) Totalizza il 5% delle emissioni antropogeniche globali di anidride carbonica.
2) Rappresenta il 44% delle emissioni antropogeniche di metano, la principale causa del cambiamento climatico legato al bestiame, poiché il metano è 34 volte più potente dell’anidride carbonica;
3) Costituisce il 44% di tutte le emissioni antropogeniche dell’ossido di azoto, il più potente gas serra;
4) Costituisce il 75-80% del totale delle emissioni del comparto agricolo.

Inoltre, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua può essere direttamente attribuito al settore dell’allevamento, il quale è il più grande attore dell’inquinamento dell’acqua. Il settore del bestiame è anche uno dei settori complevoli della deforestazione, ed è collegato al 75% della deforestazione dell’Amazzonia. Circa 1/3 della perdita di biodiversità è stata collegata all’allevamento animale. Tornando all’inquinamento di aria e acqua, l’allevamento mondiale produce da 7 a 9 volte più liquame (acque nere) degli esseri umani, molto del quale non viene trattato. Il settore, inoltre, scarica nel sistema fognario pesticidi, antibiotici e metalli pesanti.
L’allevamento è collegato a: 
1) 55% dell’erosione del suolo;
2) 60% di inqunamento da azoto; e
3) 70% dell’impronta di fosforo legata alla dieta alimentare.



Mitigazione ed Azione

Le emissioni globali dei gas serra dal settore dell’allevamento sono aumentate del 51% fra il 1961 e il 2010, sostenute da un aumento del 54% delle emissioni di metano e ossido di azoto emanate dal letame. In aggiunta, il cibo di origine animale crea uno spreco mondiale di circa un miliardo di tonnellate di anidride carbonica all’anno. 
Se il consumo di carne e latticini  continua a crescere al tasso odierno, il settore dell’agricoltura potrebbe arrivare a metà del secolo ad aver consumato circa il 70% del budget della quantità di gas serra consentiti. Per riuscire a rispettare l’obiettivo di limitare a 2° C l’aumento di temperatura globale, le emissioni annuali devono essere ridotte dal livello attuale di 49 miliardi di tonnellate di CO2 a circa 23 miliardi di tonnellate entro il 2050. Il comparto agricolo userebbe più di 20 miliardi di quelle tonnellate, lasciandone solamente 3 al resto dell’economia globale. 
Le emissioni di gas serra derivanti dalla dieta occidentale potrebbero essere dimezzate se adottassimo una dieta a base vegetale. Le emissioni derivanti dall’agricoltura possono anche essere limitate grazie ad una gestione più efficace dell’allevamento, monitoraggio tecnologico dell’applicazione del concime, cambiamenti nel layout dei campi ed altre tecniche agricole più efficienti. Gruppi come  Solutions from the Land stanno lavorando con contadini americani per cercare dei modi di ridurre le emissioni senza sacrificare la produzione, e il dipartimento dell’Agricoltura degli Sati Uniti ha creato Centri per il Clima (Climate Hubs) per aiutare gli agricoltori ad adattarsi e a mitigare il cambiamento climatico. Nel frattempo, gruppi internazionali come the Consortium of International Agricultural Researchers e International Food Policy Research Institute  stanno conducendo  ricerche pionieristiche per determinare che impatto avrà il cambiamento climatico sul settore agricolo e per capire che cosa quest’ultimo potrà fare al riguardo. (traduzione di Marta Frana)

Di seguito uno schema che mostra cosa cambierebbe, negli Stati Uniti, se la dieta a base di manzo fosse sostituita con una dieta vegetale:






Per approfondire:
-   - Sulla perdita di biodiversità: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969715303697
-        - Su l’inquinamento prodotto dall’allevamento e dieta a base vegetale:
http://www.fao.org/fileadmin/user_upload/animalwelfare/Protein_Puzzle_web_1.pdf
http://www.fao.org/3/i3437e.pdf
http://www.fao.org/docrep/010/a0701e/a0701e00.HTM
http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acs.est.6b01006
https://www.chathamhouse.org/sites/files/chathamhouse/field/field_document/20141203LivestockClimateChangeBaileyFroggattWellesley.pdf
- Grafico sul numero declinante dei sottonutriti:
http://faostat3.fao.org/home/E


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