LA STUPIDITÀ DELL'INTELLIGENZA

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di Giulio Sapori

Una delle piaghe più nefaste della società moderna è la ‘stupidità intelligente’ (come la denominò Musil in una famosa conferenza). È quella forma diffusissima di intelligenza che sa di sapere, ritenendo per ciò superfluo pensare.
Pensare è attività incerta, esplorativa: si perde, per un poco o per molto, il filo del sapere costituito per tastare la presenza di altri fili che permettono di vedere cose (le stesse cose) da un'altra prospettiva, ampliando la precedente. Per pensare, ovviamente, occorre sapere ma sapendo sempre la limitatezza di quel sapere.
Lo ‘stupido intelligente’ aborre il pensiero, ritenuto per lo più 'sega mentale'. E' una persona seria, pratica (i teorici sono ricchi figli di papà), ha una laurea (‘scientifica’, difficile). Il suo sapere è granitico: i fatti parlano. Egli è un mediatore tra il Dio-fatto e il popolo ignorante. Si vanta di non pensare: lui è il Mediatore (che umiltà!) contrapposto ai pensatori (egocentrici esibizionisti).
La sua idea è: il Fatto regna sui soggetti. Questi si devono inchinare ad esso, cioè ai suoi vicari in terra (pochi prescelti).
Segue la morale (essa è un ‘fatto sociale’ dice Durkheim): l'etica è, in quanto pensiero-giudizio sulla morale, radical-chic. Lui è del popolo, si vanta di questa sua umiltà (nonostante la difficile laurea!): vuole solo riportare al popolo ciò che dicono i Fatti.
La cosa che più spaventa di questi ‘stupidi intelligenti’ è l'assenza di incertezza, cioè di soggettività. Se gli dici: “ma mangeresti mai un cane?” lui sta sicuro che ti risponde: “sempre carne è”. Il Fatto gli ha suggerito questo: lui lo riporta alle masse un po' incredule (i Messia fanno questo effetto, lo sa). Se gli dici: “sono depresso”, ecco subito che ti prescrive un farmaco (è rimedio scientifico). E così via.
I fatti sono importanti (soprattutto se contestualizzati dal soggetto): il problema sono gli stupidi che hanno perso lo stupore, ritenendolo infantile, sostituendolo con un sapere-codice che sa tanto, comprendendo pochissimo.

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