PER UNA COSCIENZA BIOSFERICA. CONFERENZA DI DAVID SUZUKI

Leave a Comment

Proponiamo la traduzione della conferenza tenuta dal professor David Suzuki il 13 maggio del 2009, presso l’Università Simon Fraser (Canada).
David Suzuki, genetista della British Columbia University, è forse maggiormente conosciuto come ambientalista. Nel corso degli anni è stato insignito di più di venti lauree ad honorem e nel 2004 è stato classificato dalla votazione della CBC come il 5^ canadese più importante.

Il senso dell'intervento sta nella necessità di uno sguardo organico, sistemico, sul mondo. Infatti, è
il venir meno di questo sguardo, parcellizzato in tanti saperi specialistici, ad aver favorito la crisi ecologica. Per affrontarla dobbiamo prima di tutto ricordarci della nostra base biologica, di essere cioè degli animali che, come tutti gli altri, per vivere hanno bisogno di aria, acqua pulita, terra fertile e un riparo. Se capiamo questo, secondo Suzuki abbiamo la chiave per aprirci a un nuovo rapporto con la natura. Possiamo riconoscere in Suzuki un intellettuale organico, pur non condividendo alcune idee riguardanti la 'sostenibilità' di alcune pratiche.

David Suzuki: Sono felice di essere qui, parte di questo notevole programma. Ho molto da dire… Credo ci siano davvero troppi studenti all’università che si focalizzano eccessivamente sul riempirsi di informazioni piuttosto che usare il proprio cervello e vedere le cose nel complesso… L’ho visto nei nostri dipartimenti: gli studenti arrivano annoiati dalla scuola superiore, sono eccitati all’idea di arrivare all’università e si aspettano qualcosa di diverso, di essere stimolati… Ma nel giro di poche settimane l’esperienza si rivela simile a quella delle scuole superiori – eccetto per il fatto di dover studiare di più – e i giovani ne sono delusi. Li vedo nel corso Introduzione alla Biologia della UBC (University of British Columbia), sono 400 studenti ed entro Natale hanno il cervello pieno di nomi, definizioni e termini ma si laureano senza avere quello stupore che ti fa dire: “Wow! La vita è semplicemente incredibile!
L’evoluzione è una cosa fantastica!”
. Noi annientiamo il loro entusiasmo quando tentiamo di gonfiare le loro menti con più informazioni possibili. Tra l’altro, nel giro di dieci anni, quelle informazioni saranno comunque irrilevanti, perché saranno superate da altre… Quindi penso che meeting di questo tipo siano molto importanti e ovviamente credo che dovremmo preparare i nostri studenti ad affrontare le più grandi sfide del loro tempo,  di quando saranno adulti. E non stiamo facendo un buon lavoro al momento.

Ieri ho intervistato James Lovelock, il quale ha teorizzato per primo il concetto di Gaia, ovvero l’idea che l’interconnessione di tutti gli esseri viventi della terra crei un super-organismo che, senza nessuna direzione conscia, è capace di compensare e stabilizzare i cambiamenti al fine di garantire la vita. Gaia è una sorta di totale di tutte le specie. Lovelock, ora novantenne, ha scritto un libro intitolato The Revenge of Gaia: Gaia non si preoccupa se gli esseri umani esistano o no, poiché noi siamo solo una delle tante specie; l’autore sostiene che abbiamo creato un così enorme problema da non renderne più possibile la soluzione. Dimenticate i pannelli solari o altro: secondo Lovelock il 90% degli esseri umani sarà morto entro la fine di questo secolo. E quando gli ho chiesto: “Cosa direbbe di fare allora ai bambini?” ha risposto: “Cercate posti alti” – gli oceani si alzeranno (il Canada sarà uno dei Paesi più privilegiati perché possiamo continuare a spostarci a Nord), ci saranno rifugiati climatici e la situazione sarà molto, molto, brutta.

Questa è però solo una delle visioni del futuro. La considero seria, ma personalmente la rigetto. Credo che il principale problema con cui dovremo confrontarci come specie sia chiederci come siamo arrivati a questo punto e quale era il contesto dal quale si è evoluta la situazione. Ciò che dobbiamo affrontare oggi. Siamo in un momento cruciale: il crollo dell’economia ci ha fatto focalizzare su di essa, appunto, ma negli anni precedenti i canadesi sono stati chiamati a concentrarsi su altro: la salute, l’ambiente, l’energia. Argomenti all’apice dell’interesse pubblico. E adesso, con il problema economico, abbiamo spostato la nostra attenzione e guardiamo all’economia come se gli altri argomenti fossero spariti. Questo è il problema!

Noi guardiamo al mondo in modo frammentato, come se l’energia, la salute, l’ambiente e l’economia fossero temi separati, invece sono interconnessi! Il messaggio che dobbiamo dare oggi è la squisita interconnessione di tutto all’interno della biosfera. Noi siamo parte di un sistema più grande. Il collasso dell’economia ci fornisce un’enorme opportunità: ci dobbiamo chiedere come ci siamo arrivati e come diamine possiamo uscirne e questo è una vera opportunità per vedere economia, ambiente e salute come correlati.

Noi siamo in un momento assolutamente unico nella storia dell’uomo: siamo diventati una forza geologicaNei 3,9 miliardi di anni in cui la vita è esistita su questo pianeta non c’è mai stata una singola specie capace di alterare i caratteri fisici, chimici e biologici del pianeta così come lo stiamo facendo noi ora. Siamo diventati una forza enorme e sta accadendo così velocemente che non credo ne capiamo l’enormità. Noi siamo i più numerosi mammiferi sulla Terra, siamo molti più dei conigli, molti di più dei topi e semplicemente l’atto di vivere implica che ognuno di noi deve respirare aria, bere acqua, mangiare, vestirsi ed avere un riparo – semplicemente il solo fatto di vivere, quando si è in 6,5 miliardi di persone, significa che abbiamo un’impronta ecologica tremenda (abbiamo bisogno di un sacco di terra ed acqua per sopravvivere); inoltre non siamo “semplicemente” conigli o topi, tutti noi abbiamo un sacco di tecnologia. Anche solo per venire da casa mia a qui ho usato fax ed e-mail, ho preso la macchina e il bus…

Se iniziate a pensare a tutto ciò che date per scontato – i vostri vestiti, il cibo, il computer che usate, la televisione, le automobili – tutte queste cose amplificano la nostra impronta ecologica molto di più di qualsiasi altra forma di vita che sia mai esistita sulla Terra. E non ci si ferma qui. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale siamo afflitti da un incredibile appetito di merci: amiamo comprare.
 
Il consumismo è parte di ciò che siamo oggi. Sia stato uno scherzo o un incidente, ma Jeb Bush nel primo discorso pubblico dopo l’11 settembre ha detto:«Voglio che ora voi usciate di casa e andiate a fare shopping». L’economia americana dipende dal consumismo. Tutte le cose che compriamo arrivano dalla Terra e, una volta finite di usare, tornano ad essa come spazzatura. Sfortunatamente non ci fermiamo più al consumo di cose necessarie per la mera sopravvivenza: adesso finiamo i soldi per comprare il sovrappiù, e non c’è limite a ciò che vogliamo: un’auto più grande, una casa più grande, più vestiti.

L’economia sostiene ciò che desideriamo invece di sostenere ciò di cui abbiamo bisogno per vivere in salute. La nostra economia vede l’intero pianeta come una risorsa di materiali grezzi da cui produrre merci. Quindi, se voi adesso sommate tutte queste cose insieme, ovvero il numero di umani, la forza tecnologica, il nostro appetito consumistico e l’economia globale, a questo punto riuscite a capire come siamo diventati questa forza geologica che sta alterando la natura del Pianeta.

Per la maggior parte della nostra storia siamo stati animali locali, nomadi che portavano i loro “averi” sulla schiena, totalmente disinteressati a ciò che stava accadendo dall’altra parte dell’oceano o della montagna o del deserto: noi eravamo tribù locali. Ma adesso dobbiamo chiederci qual è l’impatto collettivo di tutti i 6,5 miliardi di persone e ciò è molto difficile! Anche se ci pensiamo, non abbiamo strumenti per affrontare questa problematica…Siamo di fronte ad un dilemma: siamo diventati una forza geologica e non abbiamo un modo per riconoscerlo o gestirlo. Ci hanno sempre detto, sopratutto durante il crollo economico: “Ascoltate, ambientalisti, interessatevi di più ai risultati importanti, ed i risultati riguardano l’economia: fino a quando l’economia funziona possiamo guardare ad altre questioni” – io però ho sempre sentito che in questo atteggiamento c’era qualcosa di sbagliato.

Vedete, la verità è che siamo creature biologiche, siamo animali! E sembra che ce ne siamo dimenticatiIl fatto di essere delle creature biologiche definisce quali risultati dobbiamo cercare.

Cos’è la cosa più importante di cui abbiamo bisogno dal momento in cui nasciamo? Respirare. Noi abbiamo bisogno di aria da 15 a 40 volte al minuto, e lo facciamo senza pensarci. Vorrei che pensiate a questo atto fondamentale: respirate, semplicemente; pensate per un attimo a cosa accade quando respirate: l’aria scende fino ai polmoni – se toccate un polmone è qualcosa di molliccio e spugnoso e la ragione è che i polmoni sono degli organi speciali: sono principalmente fatti d’aria! I nostri polmoni sono fatti di circa 300 milioni di alveoli, piccole capsule tutte unite a mo’ di grappolo attorno al dotto alveolare. Abbiamo bisogno di così tanti alveoli per garantirci la respirazione e ogni alveolo è collegato a una membrana di tre strati chiamata surfattante polmonare (o surfactant). Avete presente quando i bambini nascono prematuri ed hanno problemi con il surfactant? Quest’ultima è una membrana che serve a ridurre la pressione della superficie così, quando l’aria entra in contatto con esso, si fonde e subito l’anidride carbonica esce dal nostro corpo e l’ossigeno e tutto ciò che sta nell’aria entra nel nostro corpo e, a questo punto, l’emoglobina nei globuli rossi agguanta l’ossigeno e attraverso ogni battito del nostro cuore quell’ossigeno è pompato in tutto il cuore. E quando espiriamo non gettiamo fuori tutta l’aria, altrimenti i polmoni collasserebbero. Circa la metà dell’aria contenuta nei polmoni rimane lì, anche quando espiriamo. Ciò che sto tentando di dire è che non c’è nessun confine o linea che dice “tu inizi e finisci qui e l’aria inizia e finisce qui”: l’aria è in noi, è attaccata a noi e circola attraverso il nostro corpo.

Noi siamo aria. È una realtà semplice, elementare. E nemmeno ci pensiamo. L’aria che espiro entra poi nei corpi degli altri, di tutti voi presenti - quando lo dico ai bambini si scandalizzano: pensano di avere una sfera d’aria solo per loro! L’aria è un unico sistema nel quale ognuno di noi è coinvolto. L’aria è in noi e noi siamo nell’aria. Quindi se io sono aria e tu sei aria, io sono te: noi siamo tutti in essa, collegati da questo singolo ambiente, in questa singola matrice. Esseri umani, alberi, uccelli, serpenti,… siamo tutti parti di questo.

Affermiamo di essere intelligenti. Siamo ingegnosi, ma non esattamente intelligentisapendo del ruolo che l’aria gioca nella nostra vita gettiamo in essa materiali tossici, pensando che se ne andranno! 15% dei bambini oggi in Canada hanno l’asma e quel numero sta salendo vertiginosamente. Beh, se si usa l’aria come un enorme bidone della spazzatura, quale credete sarà il risultato? Noi siamo aria, qualsiasi cosa facciamo all’aria la facciamo a noi stessi.

Abbiamo dimenticato anche di essere acqua
: più del 60% del nostro corpo è fatto d’acqua. Siamo un enorme bolla d’acqua con una parte organica che ci permette di non scioglierci a terra. E il problema è che noi perdiamo acqua - dagli occhi, dal naso, dalle orecchie, dalla pelle,… - la perdiamo tutto il tempo, per questo dobbiamo continuare a riempirci. La cosa fantastica è che il nostro corpo conosce esattamente quanta acqua possiede e se iniziamo a perderne troppa diventiamo assetati e se ne abbiamo troppa la dobbiamo espellere molto velocemente: il nostro corpo è costantemente all’opera nell’aggiustare la quantità d’acqua in esso.  Quando beviamo un bicchiere d’acqua le molecole contenute in essa arrivano da tutti gli oceani del mondo, perché il ciclo dell’acqua ci dice che essa può girare il Pianetaportando con sé qualsiasi cosa buttiamo in essa.
Noi siamo acqua: e qualsiasi cosa facciamo ad essa facciamo a noi. E cosa facciamo con l’acqua? La usiamo come un secchio della spazzatura.

Noi siamo terra, ogni pezzo di cibo che mangiamo, prima di nutrirci era in vita. Noi siamo la terra perché la materia che ci rende ciò che siamo viene dalla terra.
 Ci diciamo intelligenti, ma quale persona intelligente continuerebbe a spruzzare materiale tossico - inventato da lei! - su piante e animali che poi sa di dover mangiare? Usando il terreno stesso come contenitore di spazzatura tossica? Noi siamo la terra e tutto ciò che facciamo a essa facciamo a noi stessi.

L’ultima intuizione di cui necessitiamo è capire che siamo fuoco: ogni nucleo di energia del nostro corpo – che ci serve per muoverci, crescere, riprodurci – tutta questa energia è la luce del Sole, catturata dalle piante con la fotosintesi e trasformata in energia chimica. Noi mangiamo le piante stesse o gli animali che hanno mangiato piante per prendere quelle molecole e immagazzinarle nel nostro corpo, e quando le usiamo, bruciandole, liberiamo l’energia del Sole. Noi siamo luce del Sole. Senza di essa la vita sarebbe impossibile.

Ritengo che, pensando al nostro posto nel mondo, sia necessario riconoscerci come animali, e dunque capire che il nostro bisogno fondamentale, la nostra linea dei risultati da conseguire, è rispondere ai bisogni di sopravvivenza: aria, acqua, terreno ed energia puliti. Mi rendo conto che molte persone sono a disagio quando gli si dice che siamo animali – durante una lezione, anni fa, in Texas, dissi ai ragazzi presenti di ricordare almeno una cosa di quella lezione: che siamo animali. Non l’avessi mai fatto! I genitori si arrabbiarono un sacco! – d’altra parte noi utilizziamo i nomi di animale per insultare qualcuno (maiale, scimmia, etc.) e l’idea di chiamarci animali non piace perché sembra riduttivo. Ma non farlo, cioè non riconoscere che siamo animali, significa dimenticare la verità più fondamentale di tutte: che la nostra natura animale richiede la soddisfazione di bisogni biologici.

Il miracolo
 della vita su questo pianeta – ricordando che come creature dipendiamo dall’aria pulita, dall’acqua pulita, dal terreno pulito e dall’energia pulita – ecco, il miracolo è che questi 4 elementi fondamentali ci sono consegnati dall’intreccio di tutte le forme di vita sulla Terra. Un esempio classico è Vancouver: qui prendiamo acqua da tre spartiacque, circondati da foreste, e quando piove le radici degli alberi, i funghi nella terra e batteri vari filtrano l’acqua, senza che noi si debba intervenire. È la vita che rende quell’acqua potabile per noi. La vita è il nostro cibo. La vita cattura la luce del sole per la nostra energia, la vita crea l’atmosfera, è la vita che attraverso la fotosintesi ci dona ossigeno. Noi dipendiamo da questo.

Sono certo conosciate il Progetto Genoma Umano, quest’enorme conquista tecnologica in grado di determinare l’esatta sequenza di 3 miliardi di paia di basi del DNA contenuto nel genoma umano. Tutti iniziarono a dire che da quel punto in avanti si sarebbero potute trovare le basi delle malattie, nuove cure, etc. Un sacco d’idiozie: ci vorrà tantissimo tempo per farlo. La scoperta più importante del Progetto Genoma, completamente sottostimata, è stata che dentro il genoma umano ci sono migliaia di geni identici ai geni del tuo cane e del tuo gatto. Il 99% del nostro DNA è identico a quello delle grandi scimmie, migliaia di geni sono identici a quelli trovati negli insetti, negli uccelli, nei pesci, e centinaia di geni sono identici a quelli delle piante. Il punto è questo: ciò che il Progetto ha rivelato è che il resto della vita che ci dà i quattro elementi fondamentali per vivere è imparentato con noi. Siamo simili, non sono risorse o comodità, sono nostri parenti, connessi a noi dalla storia dell’evoluzione.
Quando guardiamo al resto della creazione in questo modo, quando vediamo che la vita è una matrice straordinaria di diversità, che essa è nostra parente, ecco, a quel punto, la trattiamo in modo diverso.

Siamo diventati in poco tempo una forza molto potente e stiamo ristrutturando il mondo, lo stiamo plasmando in un modo che influenzerà le future generazioni. Lo facciamo principalmente così, seguendo una sigla coniata ad hoc, HIPPOdistruzione dell’habitat (Habitat distruction), introduzione di specie non autoctone (Invasion), inquinamento (Pollution), aumento della popolazione (Population) e sovra sfruttamento della pesca, dei suoli agricoli, del disboscamento, etc. (Over - everything). L’HIPPO spiega come siamo diventati creature così potentemente distruttive, e possiamo vederne gli effetti.

Il 50% di tutta l’acqua del Pianeta contiene almeno 6 differenti pesticidi
; ogni goccia di acqua degli Stati Uniti contiene elementi di benzina.
La popolazione umana 10.000 anni fa, ai tempi della scoperta dell’agricoltura, era 500 milioni di persone; ci sono voluti 8 mila anni per raggiungere la quota di 1 miliardo, nel 1815 circa. Nel 1930 la popolazione raggiunse i 2 miliardiPoi, nel tempo di una vita umana, si è più che triplicata, portando ad un enorme impatto sul resto del Pianeta.  Il 35-40% del terreno è stato degradato dalle attività umane - ma noi siamo una specie fra circa 15-30 milioni di specie!

Nel 1987, le Nazioni Unite riportarono un documento intitolato Il nostro futuro comune, sottolineando la necessità di proteggere il 12% della terra per il resto degli esseri viventi. Ma come? Noi siamo una specie delle 15-30 milioni esistenti e pensiamo di poter dare loro solo il 12% della terra e per noi più dell’ 88%?! Assurdo! E comunque in Canada abbiamo molti problemi anche solo a proteggere quel 12 %...


Gli oceani hanno esaurito il 90% dei grandi pesci
, e gli oceani stessi sono in uno stato di salute terribile: acidificazione dei mari per maggiore quantità di CO2 presente, zone morte che stanno crescendo di numero; stiamo estraendo specie e perdendole ad un tasso di estinzione considerato fra le 100 e le 10.000 volte superiore al normale – si tratta di 50.000 specie estinte all’anno.

Come siamo arrivati a questo punto? Gli scienziati possono oggi prendere il DNA e con esso tracciare la storia della nostra specieTutte le tracce dell’umanità, dagli aborigeni australiani agli asiatici, portano indietro fino all’Africa, a 150.000 anni fa. In origine siamo tutti africani. E se provate a immaginare come poteva essere il mondo nel momento esatto in cui la nostra specie appariva sulla Terra, sicuramente lo vedreste molto diverso. C’erano ancora i mammut, le tigri dai denti a sciabola, uccelli giganti, enormi stormi in tutto il Nord America. Il mondo era un posto molto diverso e se immaginaste di fare un viaggio indietro nel tempo e sorvolaste l’Africa di 150 mila anni fa vedreste intere distese piene di mammiferi diversi, molti di più di quanto potremmo vederne oggi. Era un mondo molto ricco di biodiversità. E avreste dovuto cercare molto attentamente per vedere piccoli gruppi di queste strambe scimmie a due gambe, cioè noi! E guardando dalla macchina del tempo, nessuno avrebbe detto mai detto “ehi, guarda quello strano uomo-scimmia nudo, lui sarà il conquistatore del Pianeta!”.

Che è successo dunque? Non eravamo in molti, non eravamo molto grandi né veloci – un elefante può correre più velocemente di noi – non eravamo nemmeno molto forti. Insomma, non siamo stati dotati di particolari sensi – vedo in sala molte persone con gli occhiali: potete immaginarvi nel tentativo di oscillare fra gli alberi? Non vedremmo la prossima pianta cui aggrapparci! Quindi perché proprio queste creature hanno potuto prendere il sopravvento? Il segreto del nostro enorme successo non è visibile esternamente perché è un organo di 2 kg, nascosto nel nostro cranio: il cervello umano è stato il segreto. E quel cervello ci ha fornito di una memoria eccezionale, ci ha resi curiosi ed inventori. Queste qualità: memoria, curiosità e inventiva hanno più che compensato la mancanza di capacità fisiche e sensoriali. Quel cervello ha fatto qualcosa di assolutamente utile: ha inventato un’idea chiamata “futuro”. Il futuro non esiste: l’unica cosa che esiste ed è reale è l’adesso, il qui e ora, e la nostra memoria di cosa è accaduto nel passato. Ma poiché il cervello umano ha inventato l’idea di futuro, noi siamo i soli animali ad aver capito di poter modificare il futuro in base a ciò che facciamo nel presente. Se prendiamo le nostre conoscenze ed esperienze, siamo in grado di vedere dove stanno i pericoli e dove le opportunità e possiamo così decidere di evitare di sprecare l’opportunità di cambiare rotta.

Credo che quest’abilità di guardare avanti sia stato il grande vantaggio da noi giocato sulle altre specie: la nostra lungimiranza ci ha permesso di tracciare la strada verso un futuro incerto e di arrivare ad oggi, in cui siamo gli animali dominanti del Pianeta. Adesso abbiamo amplificato le abilità di guardare oltre: abbiamo scienziati, super computer, ingegneri e telecomunicazioni. Ricordo, trent’anni fa, quando The Nature of things mandò in onda un programma sull’instabilità e l’erosione delle coste; scendemmo a New Orleans dove vi era stata un’erosione enorme con conseguenti inondazioni. Gli scienziati di allora affermarono che quella città non avrebbe mai dovuto essere costruita – una città, quella di New Orleans, posta tra l’altro dove vi sono uragani ogni anno! E mezza città è sotto il livello del mare. Dissero che ci sarebbe stata una catastrofe e che per evitarla si sarebbe dovuti smettere di costruire – ma per trent’anni i politici non lo fecero poiché, sostenevano, ciò avrebbe distrutto l’economia. Tennero le dita incrociate e sperarono. Ma oggi tutti sappiamo che l’uragano Kathrina fece tutto ciò che gli scienziati predissero.

La lungimiranza non è mai stata tanto importante quanto lo è ogg
i. Abbiamo più capacità di predire i pericoli e i vantaggi, ma in questo momento in cui siamo diventati così potenti e dovremmo usare la lungimiranza, giriamo la schiena, ignorando quelle strategie per sopravvivere che ci hanno condotto a ciò che siamo. Alludiamo a tantissime scuse ma la più utilizzata è “costerebbe troppo”. Per oltre quarant’anni gli scienziati più importanti del mondo ci hanno detto che stiamo andando verso un futuro molto pericoloso ma che vi è la possibilità di cambiare direzione. E per quarant’anni i politici ci hanno detto che non possiamo permettercelo economicamente.

Perché stiamo girando la schiena a ciò che ci ha permesso di essere ciò che siamo oggi? E cioè a quell’abilità di guardare avanti ed evitare i pericoli? Vi sono molte ragioni, una delle quali è l’esplosione d’informazioni. È una cosa importante e bella, chiunque può avere accesso alla Biblioteca del Congresso degli U.S.A ad esempio. Ma ciò ha anche un lato negativo poiché abbiamo troppe informazioni! Ne abbiamo così tante che nemmeno c’è più bisogno di cambiare idea: basta cercare tutti i tipi di siti tutti i libri che supportano il tuo pregiudizio o la tua ignoranza e giustificarla. Vuoi credere in un disegno intelligente? Vi sono decine di website che ti dicono che il disegno intelligente è reale. Vuoi credere che il riscaldamento globale sia un’idea falsa, da scienza senza valore? Basta leggere il National Post e non dovrai mai cambiare idea. Abbiamo troppe informazioni e abbiamo bisogno di persone che sappiano come navigarci attraverso.

L’altro aspetto dell’esplosione delle informazioni è che siamo così impegnati a saltare da una all’altra, da un social ad un altro, che non abbiamo tempo di guardare ad un problema a fondo, nel suo contesto, nel suo aspetto storico. Chiudiamo il mondo attorno a noi. Devo ammettere di essere un ascoltatore del notiziario delle 18 della CBC radio; in mezz’ora puoi ascoltare fra 15 e 20 diversi servizi, dal Bangladesh al problema della foresta Amazzonica, ai problemi in Africa, etc. E tutti sono piccoli pezzi di informazione di pochi minuti. Come si può in servizi del genere capirne il senso storico, il conteso o capire perché è importante sapere quello che sta accadendo là e sapere ciò che possiamo fare noi al riguardo? Nessuna di questa informazioni viene data. Il mondo viene disconnesso e ridotto a pezzi irrelati (apparentemente) fra loro.
La sfida è rimettere il mondo insieme e vedere la squisita interconnessione di esso.

Nel 1900 c’era un miliardo e mezzo di persone nel mondo e vi erano solo 40 città con più di un milione di persone. Londra era la più grande con 6,5 milioni di persone. Tokyo la settima più grande con 1,5 milioni. La maggior parte delle persone, anche nei paesi occidentali, viveva in villaggi rurali. Eravamo contadini. La maggior parte delle persone era coinvolta in qualche aspetto dell’agricoltura. E quando sei un contadino sai molto bene quanto dipendi dalla natura: le stagioni, il clima, hanno un enorme impatto sul successo agricolo. Quindi tu, agricoltore, conosci il clima, capisci che la quantità di neve invernale influenza il tasso di umidità del terreno in estate, sai che certe piante fissano l’azoto dell’aria e fertilizzano il terreno, sai che certi insetti sono necessari per impollinare piante e fioriI contadini capiscono che siamo parte del mondo naturale e che dipendiamo massivamente da esso.

Muovendoci oltre di cent’anni, nel 2000, ci sono 4 volte gli esseri umani di allora
, ma ci sono più di 400 città con più  di un milione di persone. Le 10 città più grandi hanno più di 11 milioni di persone. Tokyo è la più grande città del mondo, con 26 milioni di persone. Potete immaginarvi? Sono passati da 1 milione e mezzo a 26 in soli 100 anni. E se siete mai stati a Tokyo sapete che gli esseri umani non dovrebbero vivere così.
In cento anni ci hanno trasformato da animali rurali ad abitanti di grandi città: nel mondo industrializzato più dell’80% delle persone vive nelle grandi città cioè più della metà del mondo. In una grande città è facile crede di essere diversi dalle altre forme di vita. Ci diciamo: “siamo così intelligenti, abbiamo creato il nostro habitat, non abbiamo più bisogno della Natura”. Fino a che abbiamo qualche parco in cui andare a giocare siamo a posto. Perché in città hai l’idea di vivere in un habitat antropico, pensi che la Natura sia irrilevante.

Feci una serie tv per ragazzi anni fa, chiamata The Nature Connection, e fui sbalordito nel vedere che, quando si domandavano ai bambini in città cose tipo: “quando accendi la luce, da dove viene l’elettricità? Quando scarichi il WC cosa accade? Quando bevi un bicchiere d’acqua, da dove viene?”, loro non sapevano rispondere! “Da dove viene il tuo cibo?” Risposta loro: “Dal supermercato”. Molti bambini in Toronto non sapevano che le verdure crescono nel terreno! Rimasero sconvolti: “Crescono nello sporco?!”, dissero. Ho preso due bambini di 10 anni, maschio e femmina, e li ho portati in una fattoria 40 miglia a nord di Toronto e per due giorni li riprendemmo mentre raccoglievano le uova dal pollaio o cercavano di mungere una vacca, mentre davano da mangiare ai maiali e ci divertimmo molto. Il terzo giorno li portai in un mattatoio e il bambino scoppiò a piangere: non sapeva che i suoi hamburgers provenivano dai muscoli di un animale. È chiaro che viviamo in un mondo in cui non sappiamo da dove viene l’elettricità, l’acqua pulita o dove finisce la spazzatura.

È
 la Terra che provvede a questi servizi, è la Terra che assorbe i nostri rifiuti. Se non lo capiamo in modo profondo, allora è facile seguire ciò che i politici e governi ci dicono, cioè che è l’economia la base, e che senza una forte economia in crescita non possiamo difendere l’ambiente. Quando me lo disse l’ultimo ministro per l’ambiente rimasi sbalordito e dissi: “Pensavo tu fossi il ministro dell’ambiente, non quello delle finanze! Pensavo che il tuo lavoro fosse proteggere l’ambiente, ma anche il ministro dell’ambiente crede che l’economia sia la sorgente di tutto?!!”

In una città le nostre priorità si spostano perché non vediamo che è la Natura ad essere colei che provvede ai nostri bisogni biologici. E quindi abbiamo questa terribile situazione in cui il Primo Ministro del Canada dice di non poter fare niente per ridurre le emissioni di CO2 poiché ciò distruggerebbe l’economia. Ma è assolutamente una bugia! In Svezia hanno una carbon tax dalla metà degli anni ’90 – in British Columbia nelle ultime elezioni vi fu il rischio di vedere questa tassa omessa, anche se in BC si addebitano solo 10$ per tonnellata di CO2 emessa, mentre in Svezia oggi ne addebitano 120$ e questa cifra aumenterà nei prossimi anni. Ciò ha forse distrutto l’economia svedese? Dall’anno in cui hanno imposto la carbon tax fino al 2006, hanno ridotto le emissioni di gas serra dell’8%. In altre parole hanno raggiunto il target di Kyoto e la loro economia è cresciuta del 44%. Dunque cos’è quest’insensata idea per cui non possiamo permetterci di ridurre le emissioni di gas serra perché ciò distruggerebbe l’economia?

Ma è l’elevazione dell’economia al di sopra di cose come l’atmosfera a disturbare.

Economia ed ecologia hanno la stessa radice etimologica: oikos, famiglia, casa. L’ecologia è dunque lo studio della casa, delle sue regole; l’economia è la gestione della stessa. Ciò che gli ecologisti cercano di fare è scoprire quali sono i principi e le condizioni che permettono ad una specie di sopravvivere e fiorire. Io pensavo che queste informazioni fossero quelle più necessarie da avere. Pensavo che qualsiasi gruppo o società, prima di iniziare qualsiasi attività o prima di sviluppare una tecnologia, dicessero: “Aspetta, quali principi indicavano gli ecologisti? Perché non vogliamo violarli”. Questo non si fa più. Noi diciamo semplicemente: “l’economia viene prima di qualsiasi altra cosa”.

Vi mostrerò perché questo sistema è così distruttivo. Primoci comportiamo come se l’economia fosse una cosa; basta leggere le pagine finanziarie: “l’economia non appare felice oggi”, e via dicendo. Pochi centinaia di anni fa noi credevamo ai dragoni, demoni e mostri; ci credevamo davvero, infatti offrivamo denaro, facevamo sacrifici e tutto ciò che potevamo fare per non farli insorgere contro di noi. Adesso noi sappiamo che erano elementi della nostra immaginazione. Ma li abbiamo semplicemente rimpiazzati da qualcos’altro! L’economia! E la trattiamo allo stesso modo! Beh, oggi è difficile trovare una vergine da sacrificare ma lanciamo ad essa soldi e soldiMa, ehi! L’economia non è una cosa. La gravità, la velocità, l’entropia sono forze della natura con cui dobbiamo trattare, non possiamo cambiarle. Mentre l’economia… noi, solo noi l’abbiamo creata! E se non funziona, che idea stupida mantenerla dandole soldi per cercare di farle rifare la stessa cosa! Se non funziona sistemala oppure sostituiscila con qualcosa che funziona meglio! Non vediamo che questo sistema economico fa parte del fardello che ci portiamo dietro oggi.

Secondo motivo, negli anni ’80 la Lytton Indian Band mi chiese di aiutarli a combattere il disboscamento della loro valle sacra, la Stein Valley. Il governo della British Columbia aveva dato a una corporazione multinazionale, la Fletcher Challenge, il diritto di disboscare quest’area e i nativi di Lytton si opposero. La prima cosa che feci quando accettai di aiutarli fu andare a farci campeggio con la mia famiglia. È un posto magnifico. Siamo rimasti per 5 giorni e l’ultimo giorno incappammo in una festa: erano tutti vestiti eleganti. Iniziai a parlare con uno di loro e mi accorsi che era il CEO della Fletcher Challenge! E subito anche lui capì che io ero il “rompiscatole” David Suzuki… La discussione si animò molto, vi fu un’escalation di urla e alla fine mi disse: “Senta Suzuki, voi ambientalisti siete forse disposti a pagare per non farci tagliare gli alberi? Perché se non avete intenzione di pagare allora quegli alberi non hanno nessun valore finché qualcuno non li taglia”. Ciò fu un’epifania per me. Capii che aveva assolutamente ragione.

Vedete, tutti gli alberi e i vegetali prendono l’anidride carbonica nell’aria per rigettarvi ossigeno: non male come servizio per un animale come noi che dipende da ciò per la sopravvivenza! Ma l’economia chiama questo un’ “esternalità”, non è contata nell’equazione economica. È irrilevante. Quegli alberi pompano milioni di litri d’acqua dal terreno, la reimmettono nell’aria e regolano il clima e il meteo. È un’esternalità. Le radici degli alberi tengono il terreno compatto quando piove, così che non frani. Un’esternalità. Le foreste sono l’habitat di milioni di specie di funghi, insetti, batteri, mammiferi, anfibi e uccelli. Un’esternalità. Quindi, finché questa forza rimane intatta, essa ci consegna questi incredibili servizi che rendono il Pianeta abitabile per animali come noi. E l’economia la tratta come se non avesse niente a che fare con lei. Ciò è folle, assolutamente folle. Comportarci come se la natura fosse irrilevante rispetto a ciò che facciamo.

L’aspetto più distruttivo di quest’economia è che gli economisti credono di poter avere un’economia che può crescere per sempre. Ciò è impossibile. L’aspetto più grave è che non solo lo credono, ma dicono che lo debba fare! La definizione stessa di progresso, di governo, di business è fatta calcolando quanto l’economia è cresciuta nell’ultimo anno. Crescita” è diventata la definizione di progresso o successoMa come? Crescita? Crescita è solo una descrizione di un fatto, è solo qualcosa che si riferisce a qualcos’altro. Ma siamo arrivati a misurare la crescita come se essa fosse tutto. Finché l’economia cresce, tutto va bene. Ma la crescita non è il fine in sé, è qualcosa che porta ad una fine. E venerarla come se fosse tutto e il fine di tutto non ci porterà mai a chiederci: “A cosa serve?”; “Quanto è abbastanza?”; il mio più grande problema è che le persone continuano a darmi cose, merci, ed ogni volta che torno a casa con queste mia moglie si arrabbia e mi dice che devo buttare qualcosa. Tutti noi siamo schiacciati dalle merci eppure nessuno si chiede se è più felice avendo tutte quelle cose, non ci chiediamo perché ne abbiamo bisogno… Ma non ci poniamo queste domane, siamo ciechi di fronte al bisogno di crescita.


Niente all’interno della biosfera può crescere per sempre
. La nostra casa è la biosfera. Quella zona di aria acqua e terra in cui tutti gli esseri vivono. Carl Sagan era solito dirci: “se restringete la terra alla misura di una palla da basket, la biosfera dove sono tutti i viventi, sarebbe più sottile della vernice che metteresti sulla palla.” La biosfera è limitata. Come può qualsiasi cosa all’interno di quella striscia sottile pensare di poter crescere per sempre? Tutti noi siamo fatti di circa 100 trilioni di cellule. Supponiate che una piccola cellula di quelle decidesse di dividersi, dividersi e dividersi senza fine. Quella massa diventerebbe qualcosa di mortale. Perché tutto l’organismo, nel suo complesso, deve svilupparsi e fiorire.

Pensiamo di aver creato nella biosfera qualcosa – l’economia – che può crescere per sempre. Ma come le cellule del tumore, la crescita stabile dell’economia finirà per ucciderci. È dunque suicidario continuare a credere nella crescita infinita. Noi siamo uno dei paesi più ricchi del mondo. Alberta è la provincia più ricca del Canada, uno dei paesi più ricchi del Pianeta. Alberta ritiene di non potersi permettere (economicamente) di far nulla per contenere le emissioni di gas serra. Quando diamine saremo ricchi a sufficienza per occuparcene?! Qualsiasi cosa che continua a crescere stabilmente è chiamata crescita esponenziale. E qualsiasi cosa che cresce esponenzialmente è destinata a raddoppiare. Che sia la spazzatura prodotta, l’acqua utilizzata, lo spazio della tua città, la popolazione: tutto ciò che cresce stabilmente si raddoppierà. Quindi, se X cresce all’1% l’anno, X si raddoppierà in 70 anni; se cresce 2% all’anno si raddoppierà in 35 anni, e così via. Vi mostrerò un sistema analogo a quello del pianeta, un provetta contenente batteri. La provetta con il cibo è la terra; metterò una cellula di batterio in essaQuesta cellula si dividerà ogni minuto. Al punto zero c’è un batterio solo, un minuto dopo ve ne sono 2, due minuti dopo 4, tre minuti dopo 8, etc. È la crescita esponenzialeIn sessanta minuti la provetta sarà piena di batteri e nessun cibo rimasto. Ovviamente, la provetta era a metà al 59’ minuto, un minuto dopo era piena. Quindi al 58’ la provetta era piena al 25%, al 57’ al 12,5%. Al 55’ – di un ciclo di crescita di 60 minuti – la provetta era piena solo al 3%. Quindi se al 55’ un batterio avesse detto agli altri: “ehi, abbiamo un problema di popolazione!”, gli altri gli avrebbero detto: “Jack, che cavolo ti sei fumato? Il 97% della provetta è vuoto e noi siamo qui da 55 minuti”. E sarebbero stati a 5 minuti dal riempierla. Quindi al 59 minuto i batteri – più intelligenti degli umani – si dicono che Jack aveva ragione e che non devono dare i soldi a quegli economisti ma agli scienziati e nel tempo di un minuto i batteri-scienziati inventano altre 3 provette piene di cibo in cui migrare. Quadruplicano lo spazio e il cibo. Sarebbe come se gli umani trovassero all’ultimo minuto altri tre pianeti. I batteri si sono salvati. Dunque al 60’ minuto il primo pianeta è pieno, al 61’ minuto è pieno il secondo, al 62’ tutte e 4 le provette sono piene. Aver quadruplicato il cibo e lo spazio ha dato due minuti in più. Ma noi come facciamo ad aggiungere anche solo una frazione dell’1% in più di acqua, aria, terreno? Inoltre non possiamo certo pensare di aggiungere biodiversità quando stiamo perdendo 50.000 specie all’anno.

La biosfera è limitata. Tutti gli scienziati con cui ho parlato concordano con me: abbiamo già passato il 59^ minuto. Dunque tutto questo dire: “dobbiamo avere di più, dobbiamo produrre di più” è come dire che dobbiamo accelerare un percorso suicidario. Ora, quando dico questo ai politici e agli uomini di affari si arrabbiano un sacco con me: “come osi dire che abbiamo passato il 59^ minuto? Guarda i nostri negozi, sono pieni di merci! Guarda le persone, la loro salute migliora!” ed io rispondo: “abbiamo creato l’illusione che tutto sia ok usando la legittima eredità delle future generazioni, usando il capitale biologico nel nome di una crescita economica, senza capire che facendolo priviamo per sempre le future generazioni di quello stesso capitale. Non dovete credere a me, parlate con qualsiasi anziano di 80-90 anni che vive nella vostra comunità e chiedetegli come era il mondo quando lui era giovane”.

Ho fatto questo in Amazzonia, nel parco Serengeti, in tutto il mondo. Ho cercato la più anziana persona della comunità per chiedergli come era la vita quando aveva 5-6 anni e la risposta era sempre la stessa: oh era così diverso, c’erano gli alberi all’orizzonte, si poteva bere direttamente dal fiume o dal lago, c’erano così tanti uccelli da oscurare il cielo, i fiumi erano pieni di pesci. In tutto il mondo gli anziani sono dei documenti viventi di enormi cambiamenti, successi nel breve arco di una vita. Nacqui in Vancouver nel 1936. Mi ricordo bene quando andavo con mio padre in barca a remi; nel 1940 lui remava per Stanley Park e pescavamo. Andavamo alla ricerca di halibut alla riva Spanish. E oggi i miei nipoti mi chiedono in continuazione di portarli a pescare: credete che li possa portare dove andavo io? No, non c’è più pesce là. Dobbiamo ascoltare i nostri anziani e riconoscere la velocità con cui abbiamo alterato la natura del Pianeta, usando in anticipi l’eredità delle nuove generazioni.

Mi dispiace se mi sono dilungato troppo… Ma vorrei provare a rispondere ad un’ultima domanda. Dove andiamo ora? Ho scritto un libro intitolato The Secret Balance, un tentativo di delineare la vera linea dei risultati che ci deve interessare, e questa linea è data dalla nostra natura biologica, sociale e spiritualeQueste sono le cose che dobbiamo proteggere. Ci sono delle soluzioni? Vi sono altre strade da percorrere? Circa 6-7 anni fa io e un mio collaboratore ci incontrammo per trovare delle storie di buone pratiche, ma non ero molto speranzoso. Sorprendentemente scoprii che avremmo potuto scrivere 4 o 5 libri. Lo chiamammo Good news for a Change. Hope for a troubled Planet. La buona notizia è che vi sono un sacco di buone notizie! La sfida riguarda a che velocità possiamo cambiare. Le persone mi chiedono cosa possono fare, e proprio riguardo a questo la Fondazione David Suzuki ha indicato le 10 cose più efficaci che un singolo può fare per alleggerire la propria impronta ecologica. Questo progetto si chiama “The Nature Challenge” ed è seguito da centinaia di migliaia di canadesi. Questo semplice prontuario non ci porterà su di una strada diversa ma contribuisce a rallentare l’impatto che abbiamo e a darci tempo per compiere quei cambiamenti più grandi ed incisivi che sono necessari. Credo che dovremmo guardare avanti, alla generazione futura, e chiederci: che tipo di Canada vorremmo? Che ne dite di un Canada dove l’aria è pulita e il 15% dei bambini non ha l’asma?  Di un Canada in cui si può bere acqua direttamente dai fiumi e dai laghi? Un Canada ricoperto di foreste che possiamo disboscare per sempre perché disboschiamo nel modo giusto. Un Canada dove possiamo pescare un pesce e mangiarlo subito senza avere un manuale che ti dice che tipo di sostanze chimiche vi sono dentro. Quando lo dipingete così, tutti sono d’accordo nel puntare a questo futuro. Se lo dite agli uomini d’affari, alle comunità religiose, ai sindaci delle città, tutti quanti diranno “certo che lo vogliamo!”.

Benissimo, in questo modo voi avrete fatto due cose: avrete messo d’accordo tutti
, poiché tutti ora sono dalla stessa parte, e avrete posto un target, ovvero sapreste dove volete andare. Possiamo raggiungere quell’obiettivo? Credo di sì.  Nella Fondazione David Suzuki abbiamo suddiviso i nostri bisogni fondamentali in 9 categorie (acqua, energia, rifiuti, cibo, …) e crediamo che per ognuna di queste sia possibile raggiungere il grado di ciò che noi abbiamo chiamato “Sostenibilità nel tempo di una generazione”. Questo progetto ha avuto una grande influenza, l’Australia ha scritto la propria versione di esso, gli Stati Uniti lo stanno facendo e a dicembre dell’anno scorso (2008), un membro del Parlamento di Toronto ha proposto una legge basata sul progetto “Sostenibilità nel tempo di una generazione”. Ed è stata approvata. Dopo, il ministro dell’ambiente del governo più anti-ambientalista che abbiamo avuto è venuto a chiederci come attuare concretamente la legge, come far sì che orientasse l’azione di governoTutto ciò significa che abbiamo l’opportunità di cambiare le cose, perciò dobbiamo solo continuare a farlo. Grazie (traduzione di Marta Frana)




0 commenti:

Posta un commento

Powered by Blogger.